Nascita e sviluppi

L’idea è nata dall’esigenza di dare la possibilità a noi ragazzi che abbiamo sviluppato il sito di esplorare il territorio in cui viviamo e in particolare di conoscere come le mafie hanno avuto negli anni un impatto negativo. Inizialmente il progetto si chiamava “Progetto mafia”, ma era solo un titolo provvisorio perché troppo generico e perciò lo abbiamo rinominato “La mafia tra noi”.
Siamo partiti facendo un gioco di ruolo e un brainstorming per permettere agli insegnanti di capire quali fossero le nostre idee e conoscenze rispetto alla mafia. Ci siamo interrogati su come la mafia influenza il nostro territorio: da qui è partita l’idea di fare un focus specifico sul tema dei beni confiscati alle mafie, con particolare riferimento al territorio in cui è inserita la nostra scuola
I Comuni su cui abbiamo fatto l’indagine sono: Corsico, Cesano Boscone, Trezzano sul Naviglio, Gaggiano, Buccinasco e Assago (tutti in provincia di Milano). Oltre ad inserire questi beni assieme ai loro dati, abbiamo fatto una ricerca di avvenimenti riguardanti la mafia in questi sei Comuni.

Ma perché i beni confiscati?

I beni confiscati sono una sorta di restituzione che lo Stato fa alla comunità. Per questa parte abbiamo consultato le pagine web dei comuni, ma abbiamo scoperto che le informazioni riguardo ai beni erano particolarmente carenti.
Abbiamo deciso di gestire delle mappe che permettessero ai cittadini di esplorare i propri Comuni, di individuare quali sono i beni confiscati e qual è la loro destinazione d’uso. Abbiamo considerato e analizzato anche il sito degli specifici beni confiscati, dell’associazione ANBSC che si occupa di gestire i beni confiscati alle mafie, quindi abbiamo studiato i riferimenti all’associazione Libera (a cui la scuola è iscritta), e infine abbiamo assemblato e messo in rete tutti gli elementi che abbiamo potuto raccogliere. Successivamente, collegandoci anche al percorso scolastico di educazione civica, siamo riusciti a entrare in contatto con il territorio; da lì è partita l’idea di incominciare a parlare dei beni confiscati alle mafie, andando nei Comuni del nostro territorio a intervistare i sindaci e acquisendo direttamente dagli enti preposti tutte le informazioni che potessero essere utili per il progetto; inoltre abbiamo anche fatto un’analisi di altre attività che riguardano il territorio, nello specifico il concetto della “terra dei fuochi”.

La terra dei fuochi

Nell’immaginario, la terra dei fuochi è sempre stata pensata come una realtà criminale, legata soprattutto alle regioni meridionali, dove vengono seppelliti i rifiuti tossici di ogni genere; invece abbiamo scoperto che la terra dei fuochi in Lombardia non è da meno, nel senso che il continuo incendio di depositi di rifiuti negli ultimi anni ci permette di definire in tal modo anche la nostra regione. Quindi nel nostro progetto abbiamo potuto inserire anche il fenomeno, come focus, rispetto a questa attività che riguarda, nello specifico, il nostro territorio.

Il video di Antonino Caponnetto

Abbiamo fatto anche un percorso di memoria. La nostra scuola nel corso degli anni ha sempre lavorato su queste tematiche, non per caso essa è intitolata anche a Giovanni Falcone. Nel fare questa analisi storica ci siamo imbattuti in alcuni documenti importanti che vengono dal passato. Quello che ha catturato di più la nostra attenzione è una videocassetta ritrovata nella biblioteca della scuola di un incontro con Antonino Caponnetto tenutosi qui al Falcone-Righi nel 1994. Antonino Caponnetto è stato un importante magistrato italiano che fu a capo, dal 1984 al 1990, del Pool antimafia istituito da Rocco Chinnici e di cui facevano parte anche Falcone e Borsellino. Abbiamo digitalizzato il video del VHS, abbiamo migliorato l’audio tramite alcuni software e l’abbiamo inserito nel sito, arricchendolo con i sottotitoli che rendessero più facile la comprensione delle parole del giudice. Ascoltando la cassetta siamo rimasti particolarmente colpiti. Ci siamo accorti che persone come Caponnetto sono molto importanti per la lotta contro la mafia ed è importante ricordarle per ciò che rappresentano e che hanno fatto, perciò abbiamo deciso di dedicare il progetto a lui, realizzando anche un webdoc in suo onore.

In conclusione...

Il progetto tratta soprattutto di aspetti molto visibili, come i beni confiscati o la terra dei fuochi, che hanno preso piede nel territorio che sul sito è visibile attraverso una mappa geolocalizzata; qualsiasi utente può entrare all’interno del sito e andare a vedere e a scoprire sul proprio territorio quali siano i beni confiscati e quali le azioni che le amministrazioni pubbliche hanno attuato
Nel momento in cui vengono destituiti i beni confiscati alle mafie, le destinazioni d’uso nella maggior parte dei casi hanno una destinazione di tipo sociale, quindi è anche un modo per mettere in evidenza quello che è lo sforzo che le amministrazioni pubbliche fanno per riuscire a restituire alla collettività un bene sottratto, che deve avere una sua valenza di tipo sociale-culturale, come una sorta di risarcimento rispetto alle malefatte del passato.
Questa è l’essenza del nostro progetto, chiaramente non ci siamo limitati solo a fare le interviste ai sindaci del territorio, abbiamo fatto un percorso anche andando a individuare altre figure di riferimento che potessero darci una mano per costruire questo progetto che, secondo noi, non è solo un elaborato tecnico, ma anche culturale, qualcosa che va al di là del know-how: è un modo anche per avvicinare noi ragazzi a questo mondo, sempre più messo da parte rispetto alle problematiche del territorio e a far capire che le attività mafiose continuano a essere presenti e che bisogna sempre tenere alta la guardia rispetto al fenomeno mafioso, una questione di responsabilità. La responsabilità collettiva che non può essere demandata solo agli attori che contrastano i fenomeni mafiosi, come le associazioni, i Comuni e quant’altro, ma dev’esserci una presa di responsabilità da parte di tutti i cittadini rispetto a questo fenomeno, perché l’unico modo per contrastare i fenomeni mafiosi sul nostro territorio è quello di fare in modo che essi si conoscano, bisogna sapere quali sono le strade e gli strumenti ideali per poter contrastare il fenomeno mafioso che distrugge, daL punto di vista culturale, sociale e anche economico il tessuto del territorio.
Abbiamo avuto diversi momenti in cui si è attivato un dibattito all’interno della classe e si è discusso, non è bastato solo il brainstorming, è stato un continuo mettersi in discussione e affrontare la tematica, a partire dalle interviste ai sindaci fino ai dati che arrivavano. Gli elementi raccolti ci facevano rendere conto che in effetti stavamo toccando con mano un qualcosa a cui non avevamo mai pensato o avevamo solo guardato distrattamente. In definitiva un cambiamento c’è stato anche nell’atteggiamento di ciascuno di noi nell’affrontare la questione, che è stata presa con più consapevolezza e anche con l’idea di mettersi in gioco, di mettere qualcosa di proprio nel lavoro che è stato fatto; ciò che è stato raccolto e realizzato rende evidente anche l’emotività con cui il lavoro è stato fatto.